giovedì 26 luglio 2012

"Dal vivere" di Gaetano Arcangeli

"Dal vivere" è il titolo della prima opera letteraria firmata da Gaetano Arcangeli (Bologna 1910 - ivi 1970), poeta che ebbe il suo breve periodo di gloria per essere poi ignorato a lungo, fino alla ripubblicazione, grazie all'editore Scheiwiller, dell'intera sua opera in versi; tale evento è iniziato nel 1994 con l'uscita di "Dal vivere", un libro in cui le prose prevalgono sulle poesie e che si contraddistingue per l'estrema facilità di lettura e la palpabile schiettezza degli intimi sentimenti che lo scrittore confessa. Iniziando a parlare delle prose di questo volume, pubblicato per la prima volta dall'editore Testa in Bologna nel 1939, si potrebbe supporre che l'influenza esercitata sull'Arcangeli sia quella dei vociani, e in particolare di Vincenzo Cardarelli, sia per la prevalenza di decrizioni paesaggistiche in cui l'elemento poetico è determinante, sia per la presenza di pensieri e considerazioni molto care allo scrittore di Tarquinia. Le poesie, così come le prose, risultano estremamente semplici, senza nessun artifizio o virtuosismo di sorta, come invece accadrà nelle opere successive dell'Arcangeli; per questo motivo ritengo che "Dal vivere", malgrado alcune ingenuità e acerbità presenti, sia da ritenere la migliore opera del poeta emiliano. Ecco a riprova un saggio tratto dai versi presenti nel volume citato.
 

CREPUSCOLO DI LIBECCIO

Crepuscolo violento
già preso dall'ansia
di una notte di vento;
e l'ultima luce azzurrina
di un lembo di cielo
è spenta da un cortinaggio
di nubi consumate
da un tediosissimo viaggio.
E nell'aria tremante
passano brevi folate,
alito febbricitante
di giornate malate
rabbia imprecante
di ore dannate;
aliti di veleno
sopra le cose terrene
ch'erano così serene
nel giorno sereno.
Crepuscolo malato
di un male indefinito,
mezzo annuvolato
cielo scolorito,
scolorita città
presa da sconsolazione;
dal grido di disperazione
dell'aridità.

[1927]


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