lunedì 13 agosto 2012

Poeti dimenticati: Emilio De Marchi

Emilio De Marchi (Milano 1851 - ivi 1901) compì nella città natale i suoi studi fino alla laurea in lettere; in seguito cominciò a insegnare nei licei, fino a quando, nel 1890, conseguì la libera docenza in stilistica; tale materia insegnò per sei anni all'Accademia scientifico-letteraria. Il De Marchi è ancora oggi piuttosto famoso per i suoi romanzi che raccontano le vicende di tutti i giorni della piccola borghesia cittadina (Demetrio Pianelli, 1890; Giacomo l'idealista, 1897); lo è certamente di meno per le sue poesie in cui si evidenzia un tono colloquiale e una frequente vena ironica.
 
 
Opere poetiche

"Poesie", Treves, Milano 1875.
"Sonetti", Bortolotti, Milano 1877.
"Vecchie cadenze e nuove", Agnelli, Milano 1899.
 
 
Presenze in antologie

"I Poeti Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano 1913 (pp. 1259-1261).
"Poeti minori del secondo Ottocento italiano", a cura di Angelo Romanò, Guanda, Bologna 1955 (pp. 289-294)
"I poeti minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958 (vol. IV, pp. 296-301).
"Poeti minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi, Milano 1963 (pp.601-604).
 
 
 
Testi
DOPO LA PIOGGIA


Fra i corni della Grigna apresi e pare
Una scena di mare umido il ciel:
E l'aria vaporosa
Come sul corpo di novella sposa
Cinge alla vetta rugiadosa un vel.


Scendon le nubi che trasporta il vento,
Lasciando un lento strascico regal
Che s'imporpora al sole:
Si screzia nel color delle viole
Il trasparente lembo boreal.


Dentro le valli a corsa si allontana
E si rintana il carro aspro dei tuon.
Qui salta ilare il fonte
Che fa la barba bianca al vecchio monte,
Empiendo il sasso d'un pazzo frastuon.


O ristorati dall'iniquo caldo,
O di smeraldo prati, o vigne, o bel
Poggio di folti ulivi,
Alfin vi vedo morbidi e giulivi
Della frescura che a voi diede il ciel.


Io no, che sempre sitibondo e roco,
Dall'alto invoco un refrigerio al cor;
Ma per mutar di vento,
Raccolto appena il desiderio, sento
Che torna in polve il desiderio ancor.

(Da "Vecchie cadenze e nuove")


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