venerdì 14 settembre 2012

La casa nella poesia italiana decadente e simbolista

La casa spesso simboleggia l'individuo con tutte le caratteristiche soggettive, diverse a seconda della personalità; per questo può manifestare estroversione (casa dalle finestre aperte) o introversione (casa chiusa e misteriosa), superbia (palazzo fastoso) o umiltà (catapecchia) e via dicendo. Da Lucini a Palazzeschi, da Ceccardi a Govoni, la casa è stata non di rado argomento delle poesie; nei crepuscolari si ritrova spesso come simbolo di un passato felice e pieno di rimpianti, ormai lontano e irrecuperabile; da qui la ricorrente presenza di edifici vecchi e cadenti, o addirittura in fase di demolizione. Non rari i riferimenti alle favole con conseguenti immagini di case improbabili nelle cui descrizioni si avverte una attenzione primaria ai colori delle facciate ed agli abitanti di queste, siano essi animali o persone, che a loro volta divengono simboli da decifrare.
 
 
 
Poesie sull'argomento

Diego Angeli: "Una vecchia casa" in "L'Oratorio d'amore" (1904).
Antonio Beltramelli: "La casa e la cicogna" in "I Canti di Faunus" (1908).
Ugo Betti: "La casa morta" e "I palazzi di smeraldo" in "Il Re pensieroso" (1922).
Fausto M. Bongioanni: "Case di Lungo Po" in "Venti poesie" (1924).
Giuseppe Casalinuovo: "Palazzo chiuso" in "La lampada del poeta" (1929).
Guelfo Civinini: "La méta" in "L'Urna" (1900).
Sergio Corazzini: "La finestra aperta sul mare" in "Le aureole" (1905).
Adolfo De Bosis: "Casa, o diletto nido" in "Amori ac Silentio e Le rime sparse" (1914).
Federico De Maria: "La vecchia casa" in "Leggenda della vita" (1909).
Federico De Maria: "Casa" da "La ritornata" (1933).
Diego Garoglio: "Villino chiuso" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).
Luisa Giaconi: "La casa sul monte" in "Tebaide" (1909).
Cosimo Giorgieri Contri: "Vecchio stabilimento" in "Il convegno dei cipressi" (1894).
Cosimo Giorgieri Contri: "La casa antica" in «La Riviera Ligure», dicembre 1900.
Corrado Govoni "Il palazzo dell'anima" e "Palazzo bisestile" in "Gli aborti" (1907).
Corrado Govoni: "Il palazzo delle principesse salamandre" in "Poesie elettriche" (1911).
Guido Gozzano: "I sonetti del ritorno" in "La via del rifugio" (1907).
Virgilio La Scola: "La casa del passato" in "La placida fonte" (1907).
Virgilio La Scola: "Domus Aurea" in "Poesia", giugno 1908.
Giuseppe Lipparini: "La casa" in "Lo specchioe delle rose" (1898).
Gian Pietro Lucini: "Una casa" in "Il Libro delle Imagini terrene" (1898).
Remo Mannoni: "Case popolari" in "Fermento" (1931).
Tito Marrone: "Un poeta" in "Liriche" (1904).
Tito Marrone: "Il balcone" in «La fronda», giugno 1905.
Nicola Moscardelli: "La casa" in "La Veglia" (1913).
Angiolo Silvio Novaro: "La casa del Signore" in "La casa del Signore" (1905).
Arturo Onofri: "Vorrei per me una casetta..." in "Canti delle oasi" (1909).
Aldo Palazzeschi: "La casa di Mara" in "I cavalli bianchi" (1905).
Aldo Palazzeschi: "A palazzo oro ror" e "Palazzo Mirena" in "Lanterna" (1907).
Francesco Pastonchi: "Casa in collina" in "Sul limite dell'ombra" (1905).
Giuseppe Piazza: "Le case" in "Le Eumenidi" (1903).
Yosto Randaccio: "Casetta bianca" in "Poemetti della convalescenza" (1909).
Ceccardo Roccatagliata Ceccardi: "I casolari" in "Il libro dei frammenti" (1895).
Guido Ruberti: "Case in demolizione" in "Le Evocazioni" (1909).
Giovanni Tecchio: "Domus conclusa" in "Mysterium" (1894).
Domenico Tumiati: "La casa del grande albero" in "Musica antica per chitarra" (1897).
Carlo Vallini: "Da questa vecchia casa..." in "La rinunzia" (1907).
 
 

 
Testi 

UNA CASA
di Gian Pietro Lucini

Glicine scapigliate, alle ringhiere
malinconiose, languon di viola
a coronar l’ogive alte e severe.
Ma in sulla porta brilla una parola
brunita d’or, divisa a uno scacchiere
araldico e mi turba. Questa sola
farà ch’io tenti all’usciuolo. Chimere?
Ed oltre, e poi? Singhiozza una vivuola

come un pianto e una voce fresca intona
un antico mottetto ed obliato.
Questa casa di sogno, dentro al bosco
delle grigie illusioni, s’abbandona
al groviglio dei rami, ed un malato
pino s’educa in corte nano e fosco.

(Da "Prose e canzoni amare")

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