giovedì 20 settembre 2012

Poeti dimenticati: Arturo Foà

Arturo Foà nacque a Cuneo nel 1877 e morì nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1944. Fu poeta, narratore, autore di teatro e critico letterario; laureatosi in lettere e filosofia nel 1898, visse fin dalla gioventù a Torino frequentando gli ambienti letterari della città e stringendo amicizia con altri poeti come Francesco Pastonchi e Giulio Gianelli. Nel 1912 pubblicò Le vie dell'anima, raccolta di poesie che mette in luce la tendenza, da parte di Foà, a proseguire la strada tracciata dal suo maestro Arturo Graf e da un altro suo conterraneo: Enrico Thovez. Le opere poetiche successive a queste mostrano un patriottismo un po' troppo enfatizzato, ma non sono prive di versi semplici, a volte malinconici, che si rifanno comunque alla poesia del passato. Malgrado la sua militanza fascista, Foà, in quanto ebreo, nel 1943 fu deportato ad Auschwitz, dove in breve tempo morì.
 

 
Opere poetiche

"Per le navi riunite", Edizione di Fiamma, Torino 1901.
"Per un amore", Streglio, Torino 1903.
"Le vie dell'anima", Lattes & C., Torino 1912.
"I cuori d'Italia", Lattes & C., Torino 1915.
"La Fiumana", S.E.L.P., Torino 1932.
"Mentre il popolo è grande", Lattes, Torino 1935.
"Liriche scelte", Ceschina, Milano 1937.
"Per me e per voi", Lattes, Torino 1940.
 

 
Presenze in antologie
"Poeti per Torino", a cura di Roberto Rossi Precerutti, Viennepierre Edizioni, Milano 2008.
 
 

Testi
UNA ROSA

Io cammino tra verdi ombre boschive,
sotto trilli di gole e frulli d'ale,
immemore del tempo e della vita.

Ah, che un'umile rosa disfiorita
apparsa sovra un margin di sentiero,
mi porta con il cor fra le tue rive,
o mondo umano o correntia fatale,
ove ogni dolce, ogni diletta cosa,
ruina giorno e notte senza posa
verso il tragico abisso del mistero!

(Da "Le vie dell'anima")
 
 

 
OCCHI DEL SOGNO

Fu come un orto nel fiorente aprile:
Egli amò le serene ore fra i giochi
Del sole sopra i mandorli ed i peschi.

Amò l'odore delle rose e il dolce
Svolìo di qualche futile ombra d'ali
Al molle riso dei tramonti d'oro.

E amò le sere glaucoazzurre e l'orto
Era sì breve e fra le stelle e i fiori
Correano lunghi tremolii perlati.

L'orto è chiuso, per sempre. Egli ha dinanzi
Solo una via nuda e deserta. A quale
Destino? Orto del sogno! Occhi del sogno!

(Da "La Fiumana")



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