domenica 27 gennaio 2013

Il giorno della memoria


27 gennaio 1945, ore 15 circa: l'Armata Rossa entra nel campo di sterminio di Auschwitz venendo a conoscenza dell'abominio più ignobile che si sia mai verificato nella storia dell'umanità, ovvero dell'uccisione di milioni di esseri umani ad opera del nazifascismo, avvenuta soprattutto all'interno di campi come quello di Auschwitz durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale e che oggi è meglio conosciuto come "Shoah". Questi esseri umani trucidati con spietatezza difficilmente raccontabile avevano la colpa, secondo i deliranti pensieri del dittatore tedesco Adolf Hitler e dei suoi ottusi seguaci, di essere ebrei, ovvero di appartenere a quella prescisa razza che, sempre secondo il pazzoide nazista, era inferiore rispetto all'ariana, razza eletta alla quale appartenevano molti di coloro che avevano ben identificabili caratteristiche fisiche e fisionomiche (ad esempio occhi chiari e capelli biondi), primi fra tutti i tedeschi non ebrei. La giornata di oggi, sessantottesimo anniversario di quella data fatidica, è quella della "memoria", stabilita con una legge già dal 2000, vuole essere un modo utile sia a ricordare quel periodo sciagurato e per cercare di dare (se possibile) una spiegazione ai fatti terribili che avvennero, sia per non dimenticare ed onorare le moltissime vittime dello sterminio ebraico, dando voce anche a coloro che sopravvissero all'Olocausto. La Shoah è stata raccontata in varie opere letterarie e in molti film; vorrei qui segnalare un libro ed una pellicola che secondo me sono tra le cose migliori mai pubblicate sull'argomento. Il libro è Se questo è un uomo di Primo Levi: trattasi di un romanzo (scritto tra la fine del 1945 e l'inizio del 1947) in cui l'autore descrive la sua esperienza di prigionia nel campo di Auschwitz, dove fu rinchiuso dal 1943 all'avvenuta liberazione da parte dell'esercito sovietico. È una delle testimonianze dirette più verosimili sull'argomento dello sterminio ebraico. Il film invece è Schindler's list del regista americano Steven Spielberg, è forse inutile dire (perchè moltissimi lo avranno sicuramente già visto) che si tratta di un'opera cinematografica straordinaria, probabilmente unica, la migliore mai ideata sulla Shoah. Per chi non lo sappia il film è incentrato sulla figura di Oskar Schindler, ricco imprenditore e affarista tedesco che nel periodo delle deportazioni e degli stermini ebraici ebbe un comportamento eroico cercando (e a volte riuscendoci) di salvare da morte certa, migliaia di ebrei.
Concludendo ecco una poesia rabbiosa e drammatica che precede l'inizio del romanzo citato di Primo Levi, un brano molto significativo preso dal romanzo di Robert Antelme: "La specie umana" e infine un frammento altrettanto significativo tratto dal "Diario di Anne Frank".


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

(Da "Se questo è un uomo" di Primo Levi, San Paolo 1997, p. 1)






La maggior parte di noi non conosceva assolutamente nulla della storia del campo, storia che spiegava abbastanza bene le regole che i detenuti erano stati costretti ad imporsi e il tipo di uomo che ne era risultato. Si pensava che questo fosse il peggiore campo di concentramento che potesse esistere, perché Buchenwald era immenso e noi ci eravamo smarriti. Ignorando le basi e le leggi di quella società, la cosa che ci appariva per prima era un mondo furiosamente eretto contro i vivi, tranquillo invece e indifferente di fronte alla morte; mentre in realtà spesso non era che lo sforzo di mantenersi calmi in mezzo all'orrore. Ancora non avevamo avuto il tempo di prendere un serio contatto con una clandestinità di cui i nuovi venuti ignoravano l'esistenza.

(Da "La specie umana" di Robert Antelme, Einaudi, Torino 1976, p. 7)









Mercoledì 29 marzo 1944

Cara Kitty, 

ieri sera a Radio Orange ha parlato il ministro Bolkestein e ha detto che alla fine della guerra sarà fatta una raccolta di diari e lettere di questa guerra. Naturalmente tutti si sono buttati sul mio diario. Pensa quanto sarebbe interessante se pubblicassi un romanzo sull'Alloggio segreto. Già dal titolo, la gente penserebbe che si tratti di un giallo. 
Scherzi a parte, già una decina d'anni dopo la guerra sarà divertente sentire come noi ebrei abbiamo vissuto, mangiato e parlato qui. Anche se ti racconto molte cose di noi, tu non conosci che una piccola parte della nostra vita.

(Da "Diario di Anne Frank", CDE, Milano 1993, p. 217)

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