venerdì 4 gennaio 2013

Poeti dimenticati: Riccardo Balsamo Crivelli

Nacque a Settimo Milanese nel 1874 e morì a Bordighera nel 1938. Di origini nobili, dopo una gioventù spensierata si dedicò agli studi letterari e cominciò a lavorare per la "Gazzetta letteraria" di Torino, nella cui redazione conobbe Enrico Thovez, Giuseppe Giacosa e Carlo Linati, di quest'ultimo divenne inseparabile amico. Completamente estraneo alle tendenze poetiche del suo tempo, Balsamo Crivelli fu grande appassionato della lirica trecentesca e quattrocentesca, lo dimostrano molti tra i suoi versi, che si rifanno evidentemente a quel periodo. La sua opera poetica ebbe apprezzamenti importanti da critici quali Benedetto Croce e Pietro Pancrazi, mentre i suoi romanzi e i suoi racconti non riscossero molto successo e finirono presto dimenticati. Il suo libro più famoso è "Boccaccino", poema satirico pubblicato per la prima volta nel 1920.
 
 
 
Opere poetiche


"Rime Satiresche e Burlesche", Tipografia del Rinascimento, Milano 1896.
"Boccaccino", Laterza, Bari 1920.
"Rossin di Maremma", Mondadori, Milano 1922.
"La Fiaba di Calugino", Laterza, Bari 1926.
"Il poema di Gesù", Ceschina, Milano 1928.
"Cammin lungo", Preda, Milano 1931.
 
 

 
Presenze in antologie

"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 1, pp. 36-42).
"Antologia della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (p. 236).
 
 

 
Testi

NEL BOSCO

Fontanella che sgorghi di quel sasso
e sdruccioli giù giù per il dechino,
t'ho scoperta e ti seguo passo passo
e mi par tanto bello il tuo cammino.

Tu sai che mi dà noia il puzzo, il chiasso
della città, ogni fumo di camino,
e ch'Iddio prego e prego Satanasso
che la distrugga insino a un muro, insino!

Tu che sei così pura e così bella
e così stietta e vai tra l'erbe e i fiori,
sei 'l fatto mio, vezzosa fontanella.

Il mattin frange tutti i suoi colori
nell'acqua tua, mentre fugge e saltella:
tu vai col cielo e io co' miei dolori.

(Da "Il Rossin di Maremma")




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