giovedì 28 febbraio 2013

Marzo in 10 poesie di dieci poeti italiani del XX secolo


L'ADOLESCENTE
di Cosimo Giorgieri Contri (1870-1943)

Sul mar, come velato
d'una nebbia fuggente,
il marzo adolescente
soffia un suo dolce fiato:

e giù dalli orti e dai
poggi il fiato si spande,
agile tra ghirlande
di futuri rosai.

Non vider occhi mai
un mattin più ridente:
per quanti, o adolescente
marzo, sorriderai?

Quanti cuor, quanti fiori
berran tuo dolce fiato,
in vista al mar, velato
di argentei vapori?

Poi che tu ben sorridi,
marzo, al pallido mare;
ecco: e il tuo riso pare
correr lungh'essi i lidi,

già luminoso tanto
che ogni cosa ne tepe;
e il cuore è come siepe
animata d'un canto.

Sorridi, o adolescente
marzo, in tue vesti chiare;
il mare è calmo: il mare
gode tacitamente;

viene a tratti, di mare
e di mandorli e di
peschi, un odor così
forte da inebriare.

Non pensiamo. Domani
dubiteremo ancora.
Non oggi: oggi s'infiora
marzo nei cuori umani:

e ognun che passa, come
ebro d'ignoti amori
risogna un sen che odori
sotto disciolte chiome.

(Da "Primavere del desiderio e dell'oblio", Lattes, Torino 1903)





MARZO
di Francesco Pastonchi (1874-1953)

Al novel tempo l'aere sereno
fa chiara nell'azzurro ogni montagna;
raggia di neve il culmine, un baleno
ha il rio che nel petroso alveo si lagna.

Ma là, dove il rigor del gel vien meno
cedendo al verdeggiar della campagna,
biancheggian fumi, e in qualche umido seno
striscia di nebbie cerule ristagna.

Sole, affretta il desio che trema e brilla
in ogni forma, se ben tutto tace,
e il tuo vigor novellamente infòndine;

si levi il canto che nell'ombra oscilla,
e questo velo fragile di pace
sia lacerato dalla prima rondine!

(Da "Belfonte", Streglio, Torino 1903)





ALITO DI MARZO
di Luigi Orsini (1875-1954)

O tiepido soffio di marzo 
    che il ciocco ultimo spegni, 
ma susciti in alto lo sfarzo 
    di più lucenti segni, 
e sei come l'alito ch'esce 
    largo da un petto umano, 
tu che, se spiri, già cresce, 
    già rinverdisce il grano; 
tu che, se svoli, si desta 
    ogni germe sotterra, 
e già de la vita a la festa 
    ogni cor si disserra; 
promessa di giorni più chiari 
    che a nòve spemi assenti, 
ond'è che azzurreggiano i mari, 
    sciolte le vele ai vènti: 
o àlito buono e odoroso 
    de le pie primavere, 
che avvivi lo sguardo pensoso 
    a le invernali sere, 
che guidi le rondini miti 
    su le memori gronde 
e chiami ai balconi fioriti 
    le fanciulle gioconde, 
che ad anime docili e pure 
    sogni più vaghi adduci, 
e fai che le fronti secure 
    s'incoronin di luci ; 
che spingi a le siepi tremanti 
    gli ansiosi vilucchi, 
e al bacio dei cieli esultanti 
    le nubi caste, a mucchi; 
tu sei come certe ventate 
    ch'errano per la vita, 
che giungon da plaghe ignorate 
    d'una terra sbandita, 
che vengon da zolle remote, 
    buone e misteriose, 
cui morso di gel non percote 
    ma carezzan le rose; 
che vengon da monti, da piani 
    ove eterno è l'amore, 
e stillano balsami arcani 
    e dà frutti il dolore : 
ventate ripiene di semi 
    benedetti e fecondi, 
che portano germi di spemi, 
    che rinnovano i mondi! 
Oh germi di palpiti santi, 
    oh dolcezze, oh richiami, 
che l'eco di placidi canti 
    lasciano in cor che s'ami: 
che scaldan con tenere cure 
    petti affraliti e macri, 
placano orribili arsure 
    come freschi lavacri: 
parole non mai proferite, 
    voci non mai intese, 
e piccole bocche sfiorite 
    a bocche altrui protese: 
occhiate che accendono al bene, 
    mani ploranti pace, 
e braccia che spezzan catene 
    a levare chi giace ! 
O tiepido soffio di marzo, 
    tutto in te si raccoglie, 
misteri, chiarori, onde, sfarzo, 
    acque, campane, foglie! 
In te, largo spirito, ch'esci 
    come da un petto umano, 
in te che, se tremoli, mesci 
    buffi e cori fra il grano: 
in te che, se penetri muovi, 
    ogni seme, sotterra; 
in te, onde a fremiti novi 
    ogni cor si disserra: 
in te che da lidi superni 
    a la valle infinita 
fra risa e fra palpiti eterni 
    fai rifiorir la vita! 

(Da "I canti delle stagioni", Antongini & De Mohr, Milano 1905)





FIORITA DI MARZO
di Ada Negri (1870-1944)

La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve.

Troppo rapido e il passo con cui tocchi
il suolo — e al tuo passar l'erba germoglia
o Primavera, o gioja de' miei occhi.

Mentre io contemplo, ferma sulla soglia
dell'orto, il pio miracolo dei fiori
sbocciati sulle rame senza foglia,

essi, ne' loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l'aria densa di languori;

e se ne va così la tua bellezza
come una nube, e come un sogno muori,
o fiorita di Marzo, o Giovinezza!...

(Da "Dal profondo", Treves, Milano 1910)





MARZO
di Carlo Michelstaedter

Marzo ventoso
mese adolescente
marzo luminoso
marzo impenitente.

Marzo che fai tuoi giochi
con le nuvole in alto
e con l'ombra e le luci
dài mutevol risalto
alla terra stupita

alla terra intorpidita,
mentre dal seno le strappi
e le primole e le rose
e fresch'acque rigogliose
lieto fai rigorgogliare.

Ed il passero riscuoti
con la tua folle ventata
nella sua grondaia secca
nella siepe denudata.

Spazzi i portici e le calli
e la nebbia nelle valli
e la polvere degli avi
e i propositi dei savi
rompi e l'ombra delle chiese.

Ed il pavido borghese
che nell'essa porta il gelo
dell'inverno trapassato
e col corpo imbarazzato
geme il reuma ed il torpore,
che nel volto porta il velo
della noia ed il pallore
della diuturna morte,
si rinchiude frettoloso
si rinvoltola accidioso
e rincardina le porte.

Se lo scuoti e lo palesi,
marzo giovane pazzia,
la sua trista nostalgia
sogna il sonno di sei mesi.

Ei ti teme, dolce frate
marzo, terrore giocoso
ma tu passi vittorioso
sbatti gli usci e le impannate
con le tue folli ventate.

E la densa polve sveli
nel tuo raggio popolato
e sul legno affumicato
i vetusti ragnateli.

Poich'il termine al riposo
canti, marzo adolescente,
t'odia questa buona gente,
marzo luminoso.

Ma se t'odiano addormiti
nelle coltri riscaldate
ed i passeri impauriti
nelle siepi denudate,
t'ama il falco su nell'aria
che più agile si libra
nella tua ventata varia
e la sente in ogni fibra
lieto nella tua procella,
ché per lei si fa più bella
ché per lei si fa più pura
ai suoi occhi la natura.

Marzo mese luminoso
marzo adolescente
marzo mese irriverente
marzo ventoso.

1° marzo 1910

(Da "Scritti", Formiggini, Roma 1912)





MATTINA DI MARZO
di Carlo Stuparich (1894-1916)

  Questa mattina di marzo grigia e ventilata senza violenza, incontaminata ancora dall'industria polverosa, la sento come un dono espresso di un dio non pomposo. Il corpo rabbrividisce soltanto alla pelle, più dentro è tepido e mansueto come una primavera covata, e se le narici dilatate imbevono un po' di vento circolante, esso non porta né odor né sapore ma al cervello soltanto una leggerissima spruzzaglia di freschezza. La via che tutti i giorni mi mena al lavoro, vuota e immobile, senza svolte, si va assottigliando per essere più misteriosa in fondo, dove si ferma a una bassa parete di casa traversale impennacchiata di un'ala di verde cipressino: in fondo, dove il cielo cenere si indurisce e schiara in un bianco che se vi strisciassi la palma della mano lo sentirei come la madreperla intima di una conchiglia marina.

   Marzo 1915

(Da "Cose e ombre di uno", La Voce, Roma 1919)





SCHERZO DI MARZO
di Arturo Onofri (1885-1928)

  Il vento marzolino scava graziosi ombelichi d'azzurro nei corpaccioni dei nuvoli, che vanno ruzzolando pel cielo. Tra l'acqua a rovesci che spandono giù a quando a quando, e il sole che bevono ancora, quei cari giganti, non raccapezzandosi più per la gran sbornia di primavera, si lasciano andare a estrose scampagnate d'ombre e di luci, e mischiate fantasie di stagioni.
  La terra sta a guardarli, incantata di tanta arroganza, e dal fremito di seduzione che le fa offrire le rosee rotondità di colline e il ventre dorato di boschi, si capisce che n'è innamorata.
  Ma il vento maligno, che deve pensare agli amori più seri del sole, li caccia a nerbate per l'aria.

(Da "Arioso", Casa d'Arte Bargaglia, Roma 1921)





ACQUA DI MARZO
di Adriano Grande (1897-1972)

La breve acquata 
di primavera,
il ciel che a un tratto
s'oscura e torna limpido,
il caldo mezzodì, la rinfrescata
sera,
ora che marzo termina,
son meraviglie: incanti
di fanciullezza che a vivere impara.
Umor mutevole,
scherzo d'affetti, gioco
d'un sangue nuovo, questo
pianger del tempo
senza motivo e ridere,
all'uomo anziano lavano
l'anima un poco.

(Da "Strada al mare", Vallecchi, Firenze 1943)





MARZO
di Gian Carlo Conti (1928-1983)

Lasciatemi qui
a vedere il mondo alla rovescia:
la felicità mi fa girare la testa,
come a te il vino ti fa cantare
e dire cose care e sciocche,
gli occhi splendidi che mai
mi stancherei di baciare.

(Da "Il profumo dei tigli", Feltrinelli, Milano 1960)





MARZO E LE SUE IDI
di Bartolo Cattafi (1922-1979)

Di tutto diffido
del pugnale di bruto
della tenera carne di cesare
dello stesso destino
che passi presto il tempo
vengano alfine marzo e le sue idi.

(Da "Marzo e le sue idi", Mondadori, Milano 1977)





MARZO
di Carlo Betocchi (1899-1986)

Varia il tempo, fra scrosci di pioggia,
brevi serenità;
ne riluccica il rosso dei tetti,
dall'asciuttore solito. Riflette
quel suo color di nuovo che perdette
con gli anni. Poca cosa. Eppure
che ravviva un barlume, quasi dell'anima.
Ed il mio cuore fa come i colombi
grigi: in quel fresco umidore
bazzica, si rallegra del poco
che a uno specchio di sole
resta chiaro. E il cielo è amaro,
dolcemente amaro.

(Da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 1984)


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