mercoledì 1 maggio 2013

Maggio in 10 poesie di di dieci poeti italiani del XX secolo

Tra i ricordi lontani che ancora riesco a far riemergere dalla mia mente sempre più smemorata, c’è quello della recita del Santo Rosario. Era il tempo in cui frequentavo le scuole elementari, ad Ostia Antica; un anno, all’inizio di maggio, la suora-maestra consegnò a me e agli altri studenti, un rosario di colore bianco ed un involucro dove avremmo dovuto riporre quelle collanine dopo averle usate. Da quel giorno, fino alla fine del mese, ad una certa ora, in classe avremmo dovuto recitare determinate preghiere (ma più di tutte l’Ave Maria); tale recita, se non erro, durava circa un’ora. Il rosario dei tempi delle elementari è ancora in mio possesso, ma da quando terminai di frequentare quell’istituto religioso, non ne ho fatto più uso.




MAGGIO, CHE PORTI LE SPERANZE E I FIORI
di Enrico Pea (1881-1958)

Maggio, che porti le speranze e i fiori
per fare ghirlandette alla Regina;
che porti le farfalle luminose,
che porti il pane, frutto di stagione,
mattini rugiadosi, notti chiare
perché nel cielo migrino le stelle;
Maggio, che sai le fole di mill'anni,
dimmi, conosci dove alberghi pace?

(Da "Fole", Industrie Grafiche, Pescara 1910)





CALENDIMAGGIO
di Giovanni Pascoli (1855-1912)

Ben venga Maggio
e il gonfalon selvaggio!
Ma è una selva che si svelle,
la selva che da sè si schianta!
E viene, e seco ha le procelle
che l’hanno nell’inverno affranta,
e viene e canta
                    il gonfalon selvaggio!

Ben venga con la sua grande ombra
e col grande urlo dei torrenti!
È vivo il gonfalon che ingombra
la terra e si svincola ai venti;
ed ai dormenti
                    annunzia: È Maggio! È Maggio!

Ben venga Maggio
e il gonfalon selvaggio!
S’avanza sotto il cielo azzurro
il verde bosco che s’è mosso;
ha dentro un cupo suo sussurro,
ha dentro un rauco fiato grosso.
È rosso rosso
                    il gonfalon selvaggio!

Ben venga! È gente che sui capi
solleva il ramuscel d’ulivo;
e quel sussurro è ronzìo d’api
seguenti il ramo fuggitivo;
e il rosso vivo
                    è dei rosai di Maggio!


Ben venga Maggio
                    e il gonfalon selvaggio!

(Da "Poesie varie", Zanichelli, Bologna 1912)





DI MAGGIO
di Francesco Gaeta (1879-1927)

Sotto il pensoso, nuvoloso maggio,
un violino, giù in istrada, geme.
Oh se in quest'ora priva di coraggio
     fossimo insieme!

Per le velate case e la collina,
tenera snoda una campana il canto.
Saprò se in questa povera mattina,
     amore, hai pianto.

(Da "Poesie d'amore", Laterza, Bari 1920)





MAGGIO
di Giorgio Caproni (1912-1990)

Al bel tempo di maggio le serate
si fanno lunghe; e all'odore del fieno
che la strada, dal fondo, scalda in pieno
lume di luna, le allegre cantate
dall'osterie lontane, e le risate
dei giovani in amore, ad un sereno
spazio aprono porte e petto. Ameno
mese di maggio! e come alle folate
calde dell'erba risollevi i prati
ilari di chiarore, alle briose
tue arie, sopra i volti illuminati
a nuovo, una speranza di grandiose
notti più umane scalda i delicati
occhi, ed il sangue, alle giovani spose.

(Da "Finzioni", Istituto Grafico Tiberino, Roma 1941)





MAGGIO
di Alfonso Gatto (1909-1976)

Odore d'orfani odore di garofani
il fresco dei mugnai
sul carro in vetta al cielo.

D'ogni speranza la sera è vuota
nell'asino che zoccola sul selciato
grigio come la porta di bottega
che ha sui vetri il mare,
emporio dei dolci confetti di noia.

(Da "La spiaggia dei poveri", Rosa & Ballo, Milano 1944)





NELLE NOTTI PRIME DI MAGGIO
di Paolo Volponi (1924-1994)

Nelle notti prime di maggio
verginità dell'universo
io sento il lembo caldo
della tua apertura,
l'ansia schietta
del tuo largo fiato.
E dilato il mio corpo
sui boschi,
e mi tendo.

(Da "Il ramarro", Tipografia dell'Istituto d'Arte, Urbino 1948)





È VERSO LA FINE DI MAGGIO
di Michele Pierri (1899-1988)

È verso la fine di maggio
che a volte sbigottisce
e si confonde il sole
tra colore e colore
come l'unico pane tra le spighe di altri;

dolcemente così vicino sfilano
i visi, congiunzione non prevista
di questi giorni rari
tra binari e binari
abbagliando lo scambio...
oh fuggitivi baci!

(Da "De consolatione", Schwarz, Milano 1953)





PECCATO DI MAGGIO
di Luciano Folgore (1888-1966)

Come ai tempi d'Adamo il nostro amore
si svolse a piè del melo galeotto,
ma giunse quel serpente del tutore
che ci offrì il pomo, col bastone sotto.
Poiché la scena avvenne il cinque maggio
io mi perdetti tosto di coraggio,
nel sentire sul capo il colpo e il sònito
restai percosso e attonito.

(Da "Il libro degli epigrammi", Ceschina, Milano 1955)





MAGGIO ROMANO
di Margherita Guidacci (1921-1992)

Ora che lingue di fuoco ci lambiscono
(purtroppo non pentecostali)
e fiocchi di lana bigia cadendo dagli alberi
ci dispongono alla febbre da fieno;
mentre puzzano in coro le immondizie abbandonate
per le strade da spazzini scontenti,
ed attendiamo rassegnati la rinascita
delle mosche, dei cattivi pensieri e delle guerre,
verrà infine qualcuno ad annunziare
che abbiam finito di decomporci?

(Da "Terra senza orologi", Trentadue, Milano 1973)





GODI DI MAGGIO
di Attilio Bertolucci (1911-2000)

Godi di maggio che consuma in fretta
i giorni delle rose alla luce
spettrale delle sere, la giovinezza
non aspetta...

Ma estivo è ormai questo silenzio intorno
alla tua casa e al sonno dei vivi e dei morti se il giorno va via.

(Da "La lucertola di Casarola", Garzanti, Milano 1997)






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