domenica 14 luglio 2013

Poeti dimenticati: Ulisse Ortensi

Ulisse Ortensi nacque a Pratola Peligna (L'Aquila) nel 1863 e morì a Sulmona (L'Aquila) nel 1935. Figlio di un avvocato, malgrado dimostrasse precocemente le sue propensioni e la sua passione per la letteratura, dovette seguire le orme del padre e si laureò in Legge divenendo poi avvocato. Ma i suoi interessi letterari non si domarono mai e fu così che negli anni andò pubblicando volumi di versi, drammi e traduzioni (famose quelle delle poesie di Edgar Allan Poe); fu anche critico letterario di valore. Leggendo le sue poesie si nota una certa affinità con la poetica di Giovanni Pascoli, ciò è dimostrato soprattutto dalla predilezione per le scene agresti e per una sincera pietà nei confronti degli umili e dei poveri.



Opere poetiche 

"Versi", Sarasino Editore, Modena 1893.
"Nuove poesie", Emporium, Bergamo 1896.
"Poveri sogni", Roux & Viarengo, Roma 1904.
"Liriche", Tip. F. Centenari e C., Roma 1907.





Testi

SPLEEN INVERNALE

Quando cadono le foglie, quando cadono le brume,
quando il Sol dà fioca luce, quando il mar dà nere spume
il mio core si rifugge, come un povero romito,
nel più oscuro asil del petto e là chiuso sbigottito,
pulsa pieno di mestizia, mentre sulla grigia pieve
fischia il vento dell'inverno e s'accumula la neve.

Come stanco della vita il mio cuore si raccoglie,
quando cadono le brume, quando cadono le foglie!

Quando i venti tempestosi urlan sull'eremitaggio,
quando scuotono i tuguri del mio povero villaggio;
il mio cuore si rifugge, come un essere atterrito
nel più oscuro asil del petto: là, tremante, sbigottito
pulsa e piange, piange e pulsa, mentre il vecchio campanile
rimodernano le nevi con un bianco e nuovo stile.

Pulsa e piange, piange e pulsa il mio cor senza coraggio,

quando i venti tempestosi urlan sull'eremitaggio!

(da "Versi")




LA CAMPANA FUNEBRE
(Alla memoria di Maria T...)

Tu devi avere un cuore. Ahi! che lamento
affannoso si udì nella tua voce
quando Maria spirò! Com'era lento
il tuo rintocco in quell'istante atroce!

Che funebri singhiozzi sopra il tetto
passavano portati via dal vento,
mentre cadevan ne l'estremo affetto,
le fredde rose sul bel corpo spento!

Quel giorno orrendo era la casa mia
come un tempio nei giorni di Passione:
v'eran la morte e la disperazione
e in tutti gli occhi il pianto sol fiorìa.

La tua voce venìa come parola
di condoglianza e di conforto. Ahi! quante
dolci cose dicea! Ma non consola
nulla al mondo chi piange un bel sembiante.

Le capinere sopra il campanile
pareano morte; il freddo umido vento
ne la casa deserta e nel cortile
univa alla tua voce il suo lamento.

Quanta passion scendea da la tua gola
che gemeva sui tetti della pieve!
Sopra la casa mia una parola
eterna si posava con la neve.

(da "Poveri sogni")

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