giovedì 26 giugno 2014

Poeti dimenticati: Francesco Cazzamini Mussi

Francesco Cazzamini Mussi nacque a Milano nel 1888 e morì a Baveno (Novara) nel 1952. Amico di Marino Moretti, di cui curò una monografia, scrisse versi intimisti che, per certe caratteristiche, lo avvicinano ai crepuscolari. Seppure le sue poesie mostrino dei pregi evidenti, fu quasi totalmente ignorato dai critici del suo tempo, e oggi il suo nome è caduto nell'oblio.



Opere poetiche

"Canti dell’adolescenza", Soc. Tip. Ed. Naz., Torino 1908.
"Le amare voluttà", Baldini e Castoldi, Milano 1910.
"Fogline d’assenzio", Ricciardi, Napoli 1913.
"Le allee solitarie", Ricciardi, Napoli 1920.
"Il cuore e l’urna", Treves, Milano 1923.
"La fiamma e le ceneri", Treves, Milano 1930.
"Lacrime e sole", Formiggini, Roma 1938.
"Passi sulla sabbia", Guanda, Modena 1941.
"Le spiagge dell’oblio", Guanda, Modena 1947.
"Poesie", SEI, Torino 1953.






Presenze in antologie

"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 2, pp. 42-47).
"L'Adunata della poesia", 2° edizione, a cura di Arnolfo Santelli, Editoriale Italiana Contemporanea, Arezzo 1929 (CXXVIII-CXXXI).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp. 425-431).



Testi

TRISTEZZA

È il tardo autunno, più non vi son rose;
ecco la morte dell'umane cose;
cadon le foglie secche ed avvizzite,
cadon dal cuor le mie speranze ardite.

Nel languire del vespero odoroso
l'anima invoca il placido riposo;
laggiù, laggiù, nel bianco cimitero,
v'è tutto quello che nel mondo è vero.

(Da "Canti dell’adolescenza")





 FANALE

Oh quel fanale
che s'apre come occhio smarrito
nel grigio silenzio infinito
della notte invernale,
or bianco or ardente;
oh quel fanale vicino
e lontano
nel piano,
in striscie di sangue il cammino
preclude
al nero convoglio che invoca
con voce stridula e roca,
la libera via;
oh quel fanale è la mia
anima, forse, che chiede,
e dolce si perde e s'illude
nel sogno, e non vede?

Fremono i fili sonori,
un globo elettrico illumina
la strada, spicchio di sole
nel fango, nell'acqua raccolta
negli interstizi d'asfalto...
O quel fanale è una scolta
sperduta,
che vigile attende un assalto?

Occhio di sangue, baleni
or nella notte, scolori
tremuli palpiti muori,
nei cieli oscuri e sereni...

E romba il treno lontano
nel piano,
scompare.
Non s'ode che il vasto silenzio infinito.
Silenzio — a vespro — sul mare.
Ma l'occhio vaneggia, mi guata:
si apre: si chiude smarrito:
l'enorme pupilla dilata.
E il treno — lontano
nel piano è un punto...

Ma dove, ma quando sia giunto...


(Da "Le allee solitarie")

2 commenti:

  1. qui c'è un suo volume:

    http://www.opal.unito.it/psixsite/Miscellanea%20di%20testi%20di%20genere%20diverso/Elenco%20opere/imgGVII370.pdf

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  2. e anche qui:

    http://www.opal.unito.it/psixsite/Miscellanea%20di%20testi%20di%20genere%20diverso/Elenco%20opere/imgGVI318.pdf

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