domenica 14 giugno 2015

Poeti dimenticati: Giuseppe Zucca

Nacque a Messina nel 1887 e morì a Roma nel 1959. Si dedicò alla poesia nella prima fase della sua eclettica attività artistica. In seguito, oltre a fondare una casa editrice: «Il Fauno» e una casa cinematografica: «Fauno Film», scrisse soprattutto prose e romanzi che hanno alla base l'elemento principe dello scrittore siciliano: l'umorismo. Stessa cosa si può dire dei suoi versi, che contengono inoltre una sfumata malinconia, la quale, assieme ad una non comune fantasia e ad una intelligente ironia, lo pone come prosecutore della poetica crepuscolare.




Opere poetiche

"La lucerna", Nalato", Roma 1913.
"Vincere, vincere, vincere", Bemporad, Firenze 1918.
"Io", Formiggini, Roma  1919.
"Italia chiamò",  Bemporad, Firenze 1919.
"Poesie 1912-1922", Sansoni, Firenze 1923.






Presenze in antologie

"Antologia della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (pp. 478-479).

"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. VIII, pp. 85-98).




Testi

LA COMMEDIA

In programma si annunzia «brillantissima».
Il titolo: «La Vita». È in un sol atto.
Gli attori, cani. E si fa un rider matto,
più assai non promettessero gli affissi.

E su la scena il brio cresce... D'un tratto
taccion tutti; e all'interno han gli occhi fissi:
negli occhi è la vertigin degli abissi.
Che c'è? Il suggeritore s'è distratto?

No. Entra, zitta zitta, avvoltolata
in uno scialle sbrendolato e nero,
una vecchia, tutt'ossa, alta, scalvata:

l'ho vista in certe stampe del Durero.
Non parla: ride. E al riso solitario
piangon comici e pubblico. — Sipario.

(Dalla rivista «Nuova Antologia», giugno 1913)

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