sabato 23 luglio 2016

La giovinezza nella poesia italiana decadente e simbolista

La gioventù è stata simboleggiata in vari modi, ad esempio, per ciò che riguarda la flora, con i fiori di primula e con gli alberi sempreverdi (soprattutto se si parlava di eterna giovinezza); mentre tra gli animali è il cavallo quello maggiormente utilizzato quale emblema di gioventù. Da notare che spesso, i poeti simbolisti italiani tendono a personificare la giovinezza, a volte con le sembianze di donna (vedi Cosimo Giorgieri Contri), altre volte con una musica suadente (quella dell'oboe nella poesia di Graf) e, in rari casi (come in una poesia di Carlo Chiaves) si attua una sorta di dialogo con essa. Comunque il simbolo principale della gioventù è senz'altro il ritratto, anche se talvolta, come nel caso della lirica di Guido Gozzano, è sostituito da una foto.



Poesie sull'argomento

Enrico Cavacchioli: "La serenata" in "L'Incubo Velato" (1906).
Francesco Cazzamini Mussi: "Alla giovinezza" in "Le amare voluttà" (1910).
Carlo Chiaves: "Richiamo" in "Sogno e ironia" (1910).
Guglielmo Felice Damiani: "Nel bosco d'un tempo" in "Lira spezzata" (1912).
Gabriele D'Annunzio: "O Giovinezza!" in "Poema paradisiaco" (1893).
Adolfo De Bosis, "Ultimamente..." in "Amori ac silentio e Le rime sparse" (1914).
Giulio Gianelli: "Carità" in «Gazzetta del Popolo della Domenica», gennaio 1907.
Cosimo Giorgieri Contri: "Bianca passeggiatrice" e "Ombra di giovinezza" in "Primavere del desiderio e dell'oblio" (1903).
Corrado Govoni: "Giovinezze sfiorite" in "Gli aborti" (1907).
Guido Gozzano: "I colloqui" e "In casa del sopravvissuto" in "I colloqui" (1911).
Arturo Graf: "Vaneggiamento notturno" in "Le Danaidi" (1905).
Luigi Gualdo: "Semper et ubique" in "Le Nostalgie" (1883).
Virgilio La Scola: "Primo incontro" in "La placida fonte" (1907).
Giuseppe Lipparini: "La Chimera" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)" (1916).
Enzo Marcellusi: "Morta! È morta la primavera" in "Il giardino dei supplizi" (1909).
Enzo Marcellusi: "Epigramma redibitorio" in "I canti violetti" (1912).
Enrico Panzacchi: "Nella calma" in "Poesie" (1908).
Romolo Quaglino: "O profili diafani squisiti" in "I Modi. Anime e simboli" (1896).
Emanuele Sella: "Perfluens sonitus" in "L'Ospite della Sera" (1922).



Testi

RICHIAMO
di Carlo Chiaves

La gioventù declina: pure, arrivata a l'estremo
passo, si volge e dice: — Oh! non lasciarmi morire!
tendimi ancora la mano, ch'io possa teco venire!
vedrai quant'altra strada insieme percorreremo! —

Chiama con voce lenta, con voce triste, profonda,
prega con fissi gli occhi e con le mani protese:
Io penso: «Quale amante, quale altra un giorno mi chiese
mercé con simil voce, che vela l'oblio e circonda?

Mia gioventù — rispondo — non fosti buona e non sei;
non è dunque ventura che tu per sempre scompaia?
forse con altro lume sarà la vita più gaia,
forse: per quale insano amore ti richiamerei?».

Tacqui: ed a poco a poco reclinò il capo, smarrita,
ella, e s'avviò piangendo verso la soglia fatale.
Allora, dentro al cuore, mi sorse un terribile male,
una tristezza immensa, più vasta di tutta la vita.

Pensai: «Dunque più fosca sarà la vita domani?
più incerto ancora il fato che mi sovrasta e minaccia?»
Ell'era su la soglia, ed io le tesi le braccia,
io la chiamai tremando: «Mia giovinezza, rimani!».

Pronta tornommi a canto. «Tu dunque ancora mi vuoi?»
«Sì! sì! ti voglio, intendi? Oh! non lasciamoci ancora!
Meglio il tuo lume torbo, lo sguardo che mi addolora,
ma ch'io conosco bene. Rimani ancora, se puoi!

Fin che potrai! poi, quando l'ora verrà, che a le porte
il mio destin mi tragga, senza mercé di ritorno,
fuggi, ma ch'io non senta, ch'io non lo sappia, e d'attorno
al cor duri il bagliore dei sogni, fino a la morte!».

(Da "Sogno e ironia")




PERFLUENS SONITUS
di Emanuele Sella

Chi sei? fluita e trema
nel vespero il tuo volto;
tu parli e invan t'ascolto,
dirti chi sei non so.

Sei forse tu lo mnéma
d'una consunta vita,
o d'un'età fuggita
sei tu il ricordo, no?

Perché, nel sogno mio,
sboccia la tua parola?
non sai ch' il tempo vola
e non ritorna più?

Ah, ti ravviso: addio!
io non ho più speranza:
tu sei la rimembranza

della mia gioventù.

(Da "L'ospite della sera")



Albert Lynch, "A Young Woman"

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