sabato 13 maggio 2017

Nella breve sconfitta della sera

Un cacciatore infallibile
abbatte i giorni al culmine
del loro stanco volo,
con mira più spietata
se appena accenna un'ala,
timida, a più librarsi...

Li segue dal lor primo
levarsi incerto dalla
indistinta brughiera,
e li attende al confine
dove il volo si avvalla
nella breve sconfitta della sera.




Nella breve sconfitta della sera è la tredicesima poesia delle quindici comprese nella sezione Ai giorni (1948-1949); quinta del volume Solo se Ombra e altre poesie, di Gaetano Arcangeli (Bologna 1910 - ivi 1970), edito da Mondadori nel 1952 e poi ristampato da Scheiwiller nel 1995 (da quest'ultima edizione ho estratto il testo). Tutta la sezione citata (e questa poesia non fa eccezione) palesa sentimenti di stanchezza e rassegnazione: una fatica di vivere ben dimostrata dalle frequenti confessioni riguardanti il fastidio provato di fronte al diffondersi della luce mattutina e di conseguenza, del sole, come dimostrano questi altri versi: Non cesserò d'illudermi che un giorno / s'interrompa lo strazio dell'esausto / turno del sole a affaticarci invano... Erano gli anni del dopoguerra: un periodo tra i più duri e difficili della storia italiana; la popolazione, per la stragrande maggioranza in condizioni di povertà, tribolava perfino per trovare il modo di alimentarsi giornalmente. Da qui e da un travaglio interiore non ben chiarito, s'insinuano nella mente del poeta una sorta di sfinitezza e di pessimismo tali che egli veda, come in una onirica visione, un cacciatore infallibile, il quale abbatte uno dopo l'altro i giorni, come fossero uccelli dallo stanco volo che si conclude tragicamente nella breve sconfitta della sera.

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