venerdì 5 maggio 2017

Stella cadente




Alcuni desideri si adempiranno,
altri saranno respinti. Ma io
sarò passata splendendo
per un attimo. Anche se nessuno
mi avesse guardata
risulterebbe ugualmente giustificato -
per quel lucente attimo -
il mio esistere.




Questa breve poesia è di Margherita Guidacci (Firenze 1921 - Roma 1992). Fu pubblicata nella raccolta Anelli del tempo (Città di Vita, Firenze 1993), uscita un anno dopo la morte della poetessa fiorentina; ora si trova nel volume Le poesie (Le Lettere, Firenze 1999) che raccoglie l'intera opera poetica della Guidacci.

Sono pochi versi bellissimi in cui una stella cadente (probabilmente durante una notte di agosto) parla di sé, del suo passaggio splendido e fugace. Come è noto a tutti, esiste una leggenda secondo la quale, nella notte di San Lorenzo, chi riesce ad avvistare una stella cadente può esprimere un suo recondito desiderio ed esso, sicuramente si avvererà. L'inizio della poesia parla, appunto, dei desideri espressi guardando in cielo le cosiddette stelle cadenti (che in realtà sono tutt'altra cosa). Ma, dice la poetessa, al di là dei desideri che si realizzeranno o meno, ciò che conta è il passaggio della stella nel cielo; essa, con la sua scia splendente, anche se del tutto inosservata, rimane comunque qualcosa di significativo; ciò che giustifica la sua irrisoria esistenza è quel lucente attimo che, evidentemente, possiede qualcosa di estremamente importante. Sembrerebbe che la Guidacci abbia paragonato il velocissimo passaggio della stella cadente nel cielo notturno a quello della vita umana sulla terra; da qui la dichiarazione finale che va di pari passo ad una fede religiosa ben radicata: anche la vita che all'apparenza sembri completamente inutile, così come la vita di breve durata ha un significato ed un'importanza.  

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