È, questa,
un'antologia singolare, visto che il curatore può definirsi un rappresentante
del gruppo poetico protagonista del libro. Domenico Gnoli, quando uscì il
volume, aveva settantacinque anni e da molto tempo ormai non pubblicava più
nulla. Eloquente, interessante e bellissimo è l'incipit del suo saggio di
presentazione con cui si apre questa antologia. Eccone un passo:
«È una visita ad un
piccolo camposanto, lontano, ombroso, solitario, senza lacrime e senza fiori,
dove riposano da tempo pressoché immemorabile i miei parenti ed amici! Quasi
tutti morirono giovani o toccata appena l'età matura; e rileggendo sulle lapidi
i loro nomi, mi vien fatto di ricercare sopra alcuna di esse anche il mio, come
quello di una persona morta già da gran tempo insieme co' miei più cari; e mi
par quasi ch'essi si meraviglino e mi facciano rimprovero che io, compagno
dell'attività e della vita, sia sfuggito al loro riposo, per cacciarmi innanzi
tra le file di nuove generazioni.
La cosiddetta
"Scuola romana" è una cosa dimenticata, di cui non rimane vestigio
che nella memoria mia e di pochi altri, un oggetto dei nonni rimasto in fondo
ad un vecchio armadio. Benedetto Croce accennava alla «non gloriosa scuola
romana, una scuola poetica inferiore perfino alla napoletana dello stesso
periodo, e non superiore a quella siciliana». Io non sono in grado di far quei
confronti, ma noto solo che della produzione romana sparsa in raccolte e
volumetti, parte dei quali non sono forse mai usciti di Roma e quasi
introvabili, non è facile dar sicuro giudizio con piena cognizione di causa». [...]
In effetti la
"Scuola romana", nell'ambito della poesia ottocentesca italiana non è
stata mai troppo considerata, venendo sempre relegata tra la produzione in
versi meno innovativa che si rifaceva al Leopardi idillico e quindi meno
rivoluzionario. Tutto ciò è vero, ma non significa che da questo cenacolo di
poeti capitolini non siano nati dei versi di rara bellezza; disimpegnati,
arcadici e fuori del tempo forse, ma gradevolissimi alla lettura. In
particolare si distinguono, nel folto gruppo qui selezionato, i due fratelli
Giambattista e Giuseppe Maccari; entrambi morti precocemente, di loro esistono
pochi volumetti di versi, alcuni dei quali uscirono postumi. Anche se lo Gnoli
pone come confini cronologici dell'attività poetica di questo gruppo il
ventennio compreso tra il 1850 ed il 1870, in realtà il meglio si potrebbe
racchiudere nel periodo che va dal 1856 al 1869 (gli anni coincidono con la
pubblicazione della prima e dell'ultima opera poetica di Giambattista Maccari).
Questa antologia,
insieme ad un'altra curata da Ferruccio Ulivi ed uscita ben cinquanta anni
dopo, è utilissima per non dimenticare e, anzi, riscoprire i versi semplici e a
volte notevoli di questi poeti romani attivi nel cuore del XIX secolo. Ecco
infine l'elenco degli scrittori presenti nel volume.
I POETI DELLA SCUOLA ROMANA (1850-1870)
Giuseppe Bustelli,
Augusto Caroselli, Guido Carpegna, Paolo Emilio Castagnola, Luigi Celli,
Ignazio Ciampi, Pietro Cossa, Domenico Gnoli, Elena Gnoli, Teresa Gnoli, Luigi
Lezzani, Giambattista Maccari, Giuseppe Maccari, Basilio Magni, Achille Monti,
Fabio Nannarelli, Ettore Novelli, Ludovico Parini, Carlotta Marcucci Parini,
Giovanni Torlonia.
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